domenica 13 gennaio 2008

Il bosco di carta


Ci sono dei giorni in cui ti fermi ad osservare le cose con più attenzione e ti accorgi che lo stesso oggetto oggi non è più quello che hai guardato ieri. Le cose intorno a noi cambiano a seconda dello stato stato d'animo in cui ci troviamo, o del livello di stanchezza raggiunto o semplicemente perchè si è lontani dal mondo della fantasia, lontano dai sogni. In quei momenti occorre concentrazione, molta attenzione e se dopo un po' d'esercizio ti soffermi su una cosa sola, poi ti accorgi che definirne i confini, delimitarne i lati risulta essere il gioco più semplice del mondo. Il segreto sta nel non essere troppo esigenti con se stessi e nel tenere lo sguardo fisso sul pezzo e riempirlo, qualora il colore dell'oggetto non ti soddisfi, di colore rosso, di azzurro, di verde, di giallo, di marrone. Ognuno di noi deve potere colorare gli oggetti come preferisce; utilizzare il colore che preferiva quando era bambino. Si, perchè quando eravamo piccoli i colori che riempivano i nostri disegni erano i colori dei pennarelli carioca, di tutti i colori lunghi con un tappino cilindrico bianco, con il diametro pari a quello di una sigaretta che di utilizzavano per almeno due anni scolastici dandogli da bere alcol etilico che sottraevi dal mobile dei detersivi della mamma. Il procedimento era facile, facile, anche se non avevi mai giocato al piccolo chimico con meticolosa cura prendevi i tuoi dodici pennarelli che custodivi gelosamente nell'astuccio con la cerniera laterale, toglievi con i denti il tappino bianco collocato all'altra estremità della punta, capovolgevi il bastoncino di plastica colorata per fare uscire il filtro e con la bottiglia di plastica morbida iniettavi una dose non ben definita di liquido rosa e VOILA' il filtro era pronto per ridare tinta alla punta del pennarello e ricominciavi a colorare. Tra gli amici di quelli che applicavano la tecnica, ecco che qualcuno si era affinato a tal punto da farli durare anche di più di due anni. Solitamente i più rianimati erano i colori fondamentali: il giallo per colorare il sole; il verde per disegnare il bosco; il rosso dei tetti delle case e l'azzurro del cielo. Per giorni, il sapore acre dell'alcol lo sentivi sulla punta delle dita, ma stavi bene, eri felice perchè avevi fatto un buon lavoro e soprattutto perchè in questo modo i soldi della paghetta li avevi ancora tutti in tasca. Quelli sono e restano i giorni dei pensieri semplici, quei giorni in cui ti accontenti di poche cose, sicure, certe che ti fanno star bene come accade quanto immergi i biscotti, i tuoi preferiti, nel tazzone del latte freddo appena tolto dal frigo; o quando ricevi un sorriso da tua mamma; o come il profumo della saponetta palmolive che per anni ti ha atteso in bagno. Quando sei bambino non ci sono giorni belli o brutti, ci sono giorni in cui qualcosa di buono accade ed altri invece in cui non arriva niente di buono, ma si continua a sperare. La vita di un bambino è fatta di libri colorati da sfogliare, di pagine da studiare, di immagini da ricopiare, ricalcare e foto di animali che ti fanno viaggiare lontano, oltre le pareti di casa, fuori dal cortile e dal cancello del palazzo custode di vite, divertenti da raccontare, da ricordare. La vita dei bambini si ferma nelle fotografie che i genitori ti scattano di continuo per fermare il tempo, per immortalare il primo sorriso, la prima volta in cui si fa la faccia buffa. Le fotografie che molti di noi custodiscono in grandi scatole o in piccoli scrigni, e che riesumiamo di tanto in tanto per ritrovare, attimi, momenti, e per rivedersi e sognare di momenti passati che ci hanno fatto stare bene e che ci hanno fatto diventare grandi.

mercoledì 9 gennaio 2008

Alla ricerca del tempo perso


Non capita spesso, almeno a me, di avere tempo da usare per non fare nulla ma vi assicuro che quando mi succede riesco a sprecare anche quello. Un giorno, per esempio, mentre stavo pensando a cosa avrei potuto fare per trascorrere una mattinata in tranquillità e senza pensieri, mi sono messa a guardare un libro che avevo letto diverso tempo fa'. Pensavo di fare la cosa giusta...ed invece, dopo poco mi sono ritrovata a sistemare la libreria, con tanto di panno da spolverare. Quando ero bambina mi sembrava di non avere mai tempo a sufficienza per giocare, ora che sono diventata grande, mi pare di non aver mai tempo da dedicare all'ozio, che considero la migliore medicina per vivere in salute. I bambini di sicuro, quelli più piccoli, vivono molto bene il rapporto con il tempo: le ore, i minuti, i secondi, i giorni, i mesi e gli anni non esistono, perchè per loro ci sono i momenti in cui si va a nanna, i momenti in cui si sta tra le braccia della mamma per farsi coccolare, altri ancora in cui si mangia a tavola o aggrappati al seno. I bambini vivono nel tempo degli adulti, il tempo dei bambini non c'è, non esiste, non sanno ancora bene cosa sia...ed è per questo che quando vanno a dormire vogliono noi grandi vicini, il tempo della nanna è un tempo sospeso, che non conoscono, che fa loro paura, perchè li costringe a vivere ancor di più fuori dal tempo...in un tempo dove il babbo e la mamma non ci sono sempre. Il tempo della nanna deve avere una colonna sonora per trasportare, per cullare, per calmare, per riempire, per fare addormentare, per fare da guida al viaggio della notte. Il tempo della nanna deve fare sognare prima ad occhi aperti, e poi ad occhi chiusi. Il tempo della nanna è il tempo dolce dell'apri e chiudi gli occhi, del dito in bocca, del peluche da stringere, succhiare, annusare, è il tempo del ciuccio che si perde tra le pieghe del cuscino, è il tempo della lucina che fa compagnia vicina al lettino... il tempo della nanna è un tempo buono fatto di calma e di ricordi. Il tempo della nanna non è tempo perso.

martedì 8 gennaio 2008

Salto dalla sedia


Non è difficile fare un salto da una sedia..bisogna prendere una sedia salirci sopra, contare sino a tre e lanciarsi nel vuoto. Questo è il gioco preferito dai bambini, i più audaci non si fanno aiutare, quelli più timorosi si fanno tenere per mano da un grande, se durante il salto si perde l'equilibrio il segreto è quello di mettere le mani avanti.
Provare almeno 1o volte per credere!